COSTRUIRE È UN’ARTE!

I VARI MODI DI INTENDERE ED UTILIZZARE PONTEGGI E CANTIERI DALLE COSTRUZIONI DELL’ANTICHITÀ ALL’ARTE CONTEMPORANEA

Dietro ogni opera architettonica, stadio o chiesa che sia, dietro ogni edificio e monumento, dietro al vostro semplice condominio o alla cupola più alta della città, c’è sempre un’impalcatura, una serie articolata di ponteggi e strutture montati ad arte da persone competenti e coraggiose. Infatti, per utilizzare i ponteggi, oltre che tanto studio e tanta tecnica, non devono sicuramente mancare passione e coraggio.

Che sia sospeso, mobile o tradizionale, il ponteggio è una struttura che lascia sempre tutti stupefatti per la maestria con la quale i lavoratori riescono a costruire una struttura così leggera sulla quale camminare, correre, muoversi e persino mangiare volteggiando nel vuoto.
Certo lavorare su un’impalcatura non è un mestiere adatto a chi soffre di vertigini, ma i lavoratori da ponteggio sono come degli acrobati delle costruzioni, eroi dell’architettura che riescono a realizzare opere impressionanti muovendosi semplicemente su delle travi.
Pietra su pietra, mattone su mattone, chi lavora sui ponteggi sfida ogni pericolo e altezza, appesi nel vuoto, per edificare costruzioni che spesso sono passate alla storia, come i grattacieli di Chicago e New York, la Statua della Libertà ed il Colosseo, perché non esiste grande architettura senza un’impalcatura atta a realizzarla.

Di nozioni tecniche, di regolamenti e norme, di sicurezza e formazione abbiamo già parlato e parleremo ancora, ma oggi vogliamo sottolineare quello che è l’aspetto meno considerato, quello sottinteso e più sofisticato di ponteggi, giunti e montacarichi, ricordando che senza la combinazione e la presenza di questi elementi, nessuna delle opere d’arte che fanno parte della nostra storia avrebbero potuto esistere.

Come avrete notato anche dalle foto dei nostri cantieri, i ponteggi ormai sono super sofisticati, i materiali sono di ultima generazione ed esistono addirittura programmi informatici per progettarli e renderli sempre più innovativi. Eppure i ponteggi sono sempre esistiti, perfino in antichità, dove i cantieri risultavano sicuramente diversi da quelli attuali, con ponteggi meno adattabili e più pericolosi. Ancora oggi in varie parti del mondo ce ne sono di tutti i tipi, da quelli in legno usati soprattutto anticamente, a quelli in acciaio o alluminio, ma alcuni sono stupefacenti, come i ponteggi in bamboo ancora utilizzati in molti paesi asiatici dove gli operai sembrano quasi non avere un peso e volteggiare nel vuoto.

Di questo aspetto più affascinante, non siamo noi i primi ad accorgercene ovviamente, tanto che già da tempo, autorità competenti e anche artisti famosi, hanno compreso e dimostrato che i ponteggi possono essere non solo a servizio dell’arte, ma essere vere e proprie opere d’arte.

Una delle prime mosse attuate è stata quella di sfruttare questi scheletri troppo spesso ritenuti antiestetici permettendo di ricoprirli con panelli pubblicitari più o meno aggressivi, di grandezza sempre maggiore, tanto che negli ultimi anni è addirittura possibile coprire l’intero cantiere con l’immagine riprodotta a grandezza naturale della facciata stessa dell’edificio, quasi annullando il cantiere stesso.

L’innovazione dei cantieri allora non è solo nella tecnica ma anche nel concetto culturale che li riguarda e che sta notevolmente cambiando. Quindi non solo pubblicità e profitti sui cantieri, ma anche arte. Collocare un’opera d’arte nel ponteggio di un cantiere, nella pensilina d’attesa di un bus, in una piazza o in un vicolo può dunque produrre nuove e inattese visioni sia dell’opera stessa, sia del luogo dov’essa è posta. E rende migliore la nostra vita e la nostra città.

Una delle più famose impalcature al mondo è sicuramente stata quella di Michelangelo per la costruzione della Cupola della Basilica di San Pietro in Vaticano. Ma nella storia sono tanti i ponteggi che sono riusciti a stupire l’occhio umano. Ecco alcuni esempi significativi che abbiamo selezionato per celebrare la poesia e per sottolineare anche l’utilità che anche elementi come i ponteggi ferrosi e tute da lavoro sporche di polvere possono avere:

  1. – la fotografia di Charles Ebbets che immortala degli operai in pausa pranzo su un’impalcatura in ferro di un grattacielo, “pièce d’art” sospeso nel tempo, simbolo di un’epoca e di un’intera categoria, tanto da essere diventato un vero manifesto dei lavoratori.

Fotografia a parte, l’interrogativo più contrastante e discusso sui cantieri è il medesimo, a qualsiasi latitudine: come riuscire a ingentilire i teloni che avvolgono i cantieri nei centri storici? Molteplici le soluzioni, soprattutto quando i lavori in questione coinvolgono edifici di pregio: c’è chi sceglie di riprodurre le sembianze dei beni oggetto del restauro, chi (non senza polemiche) accetta di trasformare i ponteggi in veri e propri cartelloni pubblicitari e chi, propone una terza via: utilizzare i pannelli per la diffusione di opere d’arte e di cultura.

Sono state diecimila le persone che hanno partecipato al progetto lanciato da JR, al secolo François Constant, (nome di punta della street art internazionale) invitato dalle autorità francesi a intervenire sul cantiere destinato a rimettere a nuovo il Panthéon. JR ha creato un catalogo di volti comuni di volontari che hanno posato per lui, riprodotto su pannelli che hanno letteralmente invaso il sito del Panthéon: ricoperto dalle fondamenta fino alla cupola con i sorrisi entusiasti dei francesi.
Un simbolo della condivisione di quelli che l’artista considera i “valori universali” incarnati dalle personalità sepolte nel Panthéon, che tutti sono invitati ad accettare come modello.

Lo Studio East Restaurant progettato da Carmody Groarke per Bistrotheque.
Carmody Groake è un giovane studio londinese che si è fatto rapidamente un nome grazie a progetti che coinvolgono l’ambito del pubblico ponendo questioni importanti riguardo al modo i cui le persone usano le strutture urbane della memoria e si muovono attraverso di esse. Lo Studio East è un progetto estremamente radicale per il suo carattere temporaneo, sovrabbondante, deliberatamente grezzo e incompiuto.
Ma attraverso un gioco di prestigio, si tratta allo stesso tempo di un edificio accattivante, apparentemente prodotto dal niente.

Il ristorante, realizzato su un parcheggio sotterraneo a più piani di 35 metri di profondità, estende le sue braccia come se volesse afferrare frammenti del panorama urbano.
Gli interni sono costituiti da una complessa rete di ponteggi.
Le pareti sono formate da assi di legname da costruzione, con la conseguente impressione schietta e rude di una sala da pranzo rivestita da pannelli che ritroviamo anche nelle lunghe tavole da refettorio che si irradiano dal centro dell’edificio.
Il progetto appare come una folle fusione fra una prigione e una cattedrale, quasi un complesso ecclesiastico con un cocktail bar.

Off Site Art/Artbridge per L’Aquila, è un progetto internazionale di arte pubblica che dal 2014 ha popolato i ponteggi dei cantieri nel centro storico di l’Aquila dopo il terremoto.

Off site Art ha aperto l’Aquila al mondo, ai grandi temi sociali come il multiculturalismo, arricchendo “galleria d’arte a cielo aperto”. Un turbinio di Paesi, culture, volti che hanno contribuito a colorare una piazza-cantiere comprensibilmente poco frequentata. Cantieri e ponteggi dunque non solo per l’arte ma anche per il sociale, per il reintegro e il recupero di realtà importanti dopo catastrofi come il terremoto.

Un’ingombrante architettura di ponteggi troneggia nella Sala dei Carraccidi Palazzo Magnani a Bologna. Si può salire fino in cima, su una piattaforma sospesa a cinque metri da terra, e immaginare i tre pittori dell’illusione (Annibale, Agostino e Ludovico) intenti a creare le Storie della Fondazione di Roma. Ci si lascia rapire a distanza ravvicinata dalla bellezza dei colori, dall’intensità dei gesti, dalla profondità di paesaggi dipinti più di 700 anni fa.
È solo l’inizio del viaggio immaginato dall’artista contemporaneo Luca Pozzi per dilatare un’esperienza già grandiosa. La sala diventa una scultura abitabile, in cui sperimentare l’imprescindibilità del punto di vista e la non linearità del tempo attualizzando gli studi sulla visione dei tre maestri cinquecenteschi.
Quello che Pozzi propone, incrociando arte e scienza, è un corto circuito tra epoche lontane, tra gli scenari futuristici della cosmologia e della fisica teorica del nuovo millennio e il 753 a. C, anno della fondazione di Roma illustrata dal fregio che lambisce il soffitto.
“Siamo abituati a pensare al tempo come a qualcosa di lineare”, ha spiegato l’artista, “ma il tempo non è uguale per tutti, dipende da come lo tagli a che velocità lo percorri e a quanto interagisci con le cose che ti circondano.

Ci sono ormai infiniti altri esempi sia nostrani che internazionali e potremmo andare avanti ancora e ancora. Il nostro scopo è ricordare sia alle persone comuni che agli addetti ai lavori, che ogni elemento, dal più semplice al più sofisticato, contribuisce alla creazione di opere architettoniche, artistiche e culturali. Vi invitiamo a condividere con noi foto e segnalazioni di cantieri o ponteggi a Roma o nelle vostre città che secondo voi sono criteri etici e positivi per utilizzare i cantieri in modi alternativi.

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